C’è una storia che l’Italia non ha mai davvero smesso di raccontarsi. Una storia che torna, ciclicamente, a bussare alla porta della nostra memoria collettiva, come un nodo mai sciolto. Si chiama Yara Gambirasio, aveva tredici anni, e la sua scomparsa nel novembre 2010 ha aperto uno dei capitoli più lunghi, discussi e controversi della cronaca nera italiana.
Oggi, 23 giugno, Yara torna a prendere vita sullo schermo di Canale 5, in prima serata. Non si tratta di semplice intrattenimento né di una fiction che offre consolazione. Diretto da Marco Tullio Giordana (I cento passi, La meglio gioventù), questo racconto visivo ripercorre l’inchiesta che ha condotto alla condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti. Ma, soprattutto, ne mette a nudo il prezzo umano e istituzionale che si è dovuto pagare per giungere a quella sentenza.
Isabella Ragonese è la PM Letizia Ruggeri: la donna che, con in mano un unico frammento di verità – un DNA maschile sugli abiti della ragazza – decide di sfidare lo scetticismo generale e organizza la più imponente indagine genetica mai vista in Europa. È da quel gesto che prende forma il film: non dalla morte, ma da un atto di ostinata fiducia nella scienza e nella possibilità di arrivare a una risposta. Una qualunque.
Nel cast c’è anche Alessio Boni nei panni di un colonnello dei Carabinieri, affiancato da Thomas Trabacchi nel ruolo di un maresciallo. I genitori di Yara sono interpretati da Sandra Toffolatti e Mario Pirrello, mentre Chiara Bono presta il volto alla giovane vittima, offrendo un’interpretazione misurata e rispettosa. Roberto Zibetti interpreta Massimo Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo come esecutore materiale del delitto.
Il film, prodotto da Taodue per Netflix e RTI, è uscito al cinema nel 2021 e ha fatto il giro del mondo su Netflix, scalando le classifiche internazionali. Ma oggi, su una rete generalista, torna ad avere un significato nuovo: va in onda in un Paese che ancora si divide sulla verità processuale e su quella percepita (anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Bossetti, intervistato da Francesca Fagnani su Belve Crime, che riaccendono domande sopite ma mai del tutto messe a tacere).
Perché Yara non è solo un film: è lo specchio di un’Italia che cerca giustizia ma inciampa nei suoi stessi riflessi. È il racconto di una ragazzina invisibile e di una nazione che, forse, avrebbe preferito non doverla guardare così da vicino. Eppure, stasera, Canale 5 ci invita a guardare. A restare. Senza risposte facili, senza illusioni. Solo con domande, quelle domande che bruciano, che tormentano e che ormai non possiamo più ignorare. Seguici su Instagram.