Lui non sta passando di certo un buon periodo a Un Posto al Sole, anche grazie alle trame sempre più perfide del fratello maggiore Gennaro (Carlo Caracciolo). Ci riferiamo ovviamente al giovane Vinicio Gagliotti, che presto arriverà senza volerlo a mettere in crisi Marina Giordano (Nina Soldano): quest’ultima, una volta capito che il ragazzo ha ripreso a drogarsi, penserà di usare quest’arma contro il Gagliotti senior, ma poi avrà in proposito dei grandi dubbi morali e – nonostante Roberto Ferri (Riccardo Polizzy Carbonelli) la inviti a rimanere dalla sua parte – non saprà più se sia davvero il caso di sfruttare la tossicodipendenza di Vinicio pur di danneggiare Gennaro.
Come andrà a finire? In attesa di scoprirlo, abbiamo contattato Gianluca Spagnoli, che presta il volto a Vinicio, per parlare del suo ruolo a Upas, non facile da interpretare (per via delle tante sfumature che porta con sé) ma che gli sta anche insegnando tantissimo. Ecco dunque quello che l’attore ci ha svelato in questa nuova intervista.
Un Posto al Sole, intervista a Gianluca Spagnoli (Vinicio Gagliotti)
Gianluca, benvenuto su Tv Soap. In questo periodo Vinicio sta vivendo un momento difficile, anche per via dei problemi del fratello. Come vivi questa svolta del personaggio?
Vinicio è un personaggio a cui sono molto legato. In alcune cose mi somiglia, in altre no, ma lo sento vicino. Quello che mi piace di lui è che mette al primo posto i suoi valori, la parola data. Per esempio, la promessa fatta al padre di restare unito alla sua famiglia, nonostante tutto. E lui lo fa davvero: continua a stare dietro al fratello Gennaro, anche se chiunque al suo posto forse si sarebbe tirato indietro.
Dall’altra parte, però, è un’arma a doppio taglio: sì, mette i valori davanti a tutto, ma si sta annullando. È un ragazzo giovane che sta vivendo una situazione più grande di lui. Vinicio ha conosciuto la droga già da ragazzo, ha perso anche la madre. Il carico di responsabilità che si è trovato sulle spalle lo ha reso più vulnerabile a ricadere in quella dipendenza. Adesso è dunque in un limbo, non sa bene dove andare.
Anche sul piano sentimentale non sembra vivere un periodo sereno. La vicinanza a Gennaro lo ha messo in crisi…
Sì, questa pressione e il comportamento di Gennaro hanno creato problemi su tutti i fronti. Vinicio ha messo da parte la sua vita, ha lasciato la fidanzata Alice (Fabiola Balestriere), che in un primo momento lo aveva aiutato, e ha cominciato a drogarsi. Adesso, si ritrova a questa età a gestire un’azienda, cosa che non aveva mai fatto e che non gli interessava perché aveva altri progetti. Insomma, la situazione del fratello gli ha scombussolato completamente la vita, da ogni punto di vista.
Tu e Carlo Caracciolo, che interpreta Gennaro, avete un rapporto molto credibile sullo schermo. Come lavorate insieme?
Io e Carlo, sin dal primo giorno, abbiamo instaurato un rapporto veramente fraterno. Ci trattiamo come fratelli anche nella vita: ci vediamo, ci sentiamo, ripassiamo le battute insieme a casa sua. Più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che durante le scene siamo sempre più affiatati. E per fortuna Carlo non è cattivo come Gennaro! Lui ha tanta esperienza, ha iniziato a studiare prima di me, a 16 anni, e ogni giorno mi insegna qualcosa.
Che tipo di feedback ricevi dal pubblico?
Devo dire vari. Sui social leggo un po’ di tutto: c’è chi ama il personaggio e chi non lo sopporta. Alcuni scrivono “Vinicio, svegliati!” e li capisco. Vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro se suscitiamo queste reazioni. Dal vivo, invece, le persone mi dicono sempre che si stanno appassionando alla storia, che vogliono sapere come andrà a finire. Quindi, anche se il personaggio può risultare pesante, credo che stia arrivando al pubblico nel modo giusto.
Non deve essere facile interpretare un personaggio sempre così incerto e tormentato.
No, assolutamente. È un lavoro anche fisico. Finora si è vista solo una scena in cui mi drogo, ma è stata impegnativa: occhi sbarrati, pallore… non è facile rendere quelle sensazioni. Però per me è una sfida. Quando leggo una scena così, penso “Ok, adesso mi metto alla prova”. Voglio capire fino a dove posso spingermi come attore e che tipo di lavoro posso fare. Ogni scena difficile è un’occasione per crescere.
Un Posto al Sole è una soap storica, ma anche molto impegnativa. Com’è stato per te inserirti in un set con ritmi di registrazione così veloci?
Mi ci sono abituato solo da poco. Il primo giorno sono arrivato alle sei del mattino, dovevamo girare la scena al terzo piano con Fabiola Balestriere, che interpreta Alice. Non ci conoscevamo, non avevamo fatto prove, niente. Io arrivo, mi dicono “Ok, vai, si gira”, e via.
All’inizio è durissima, perché è proprio una catena di montaggio. Andare in onda cinque giorni a settimana da trent’anni non è possibile senza ritmi così. Ora però mi sono abituato: riesco a prendermi un po’ di tempo in più, a osare un po’ di più, ma restando dentro la velocità che la soap richiede.
E secondo te, qual è il segreto del successo di Un Posto al Sole dopo quasi trent’anni?
Secondo me è il linguaggio. È una soap molto quotidiana, molto familiare, e questo crea un legame fortissimo con il pubblico. C’è un ricambio generazionale continuo: lo guardavano i nonni, poi i genitori, adesso i figli. Le persone mi fermano per strada e mi dicono che per loro è come avere un parente in casa. È una cosa che non mi aspettavo, ma che mi ha fatto capire quanto questa serie sia entrata davvero nella cultura italiana.
L’abbiamo citata poco fa. Parliamo del tuo rapporto con Fabiola Balestriere, che interpreta Alice.
Con Fabiola ho un rapporto bellissimo. Lei è qui da quando era piccola e mi ha introdotto in questa realtà in modo molto semplice e amichevole. È una collega, ma anche un’amica. Abbiamo sempre parlato molto, anche delle scene più difficili, e questo ci ha permesso di lavorare in tranquillità. Non potevo chiedere partner televisiva migliore.
C’è qualcuno con cui ti piacerebbe interagire di più nella soap?
Non ti saprei dire un nome preciso, ma mi piacerebbe lavorare di più con Patrizio Rispo, per esempio. Ha un’esperienza incredibile e avrei solo da imparare. Però vale per tutti: molti sono lì dalla prima puntata e se Un Posto al Sole va avanti da trent’anni è anche grazie a loro. Sarebbe un onore girare più scene con questi attori.
Parlando un po’ di te, quando è nata la tua passione per la recitazione?
Ho iniziato a studiare a 16 anni, a Napoli, e da allora non mi sono più fermato. Però ho capito davvero che volevo fare questo mestiere quando, a 17 anni, ho lavorato come animatore in un villaggio turistico. È stata un’esperienza faticosa, ma mi ha insegnato tantissimo.
Parlando con tante persone mi rendevo conto che molti non erano felici di quello che facevano nella vita e io non volevo arrivare a quell’età con quel senso di insoddisfazione. Così ho deciso che avrei fatto un lavoro che mi rendesse felice ogni giorno. E fino ad oggi è stato così.
Hai altri progetti oltre Un Posto al Sole?
Sì, non mi piace stare fermo. In questo momento sono a Roma, stiamo preparando uno spettacolo teatrale, anche se è ancora presto per parlarne. Due settimane fa ho girato un cortometraggio ad Ascoli Piceno sulla storia del partigiano Fausto Simonetti; il 25 aprile è stato proiettato in città. È stata un’esperienza bellissima. Inoltre sto collaborando alla scrittura di un progetto a Napoli, con uno sceneggiatore molto esperto. Il fuoco, diciamo, è acceso.
La tua famiglia ti ha sempre sostenuto in questo percorso?
All’inizio no, anzi. Dopo il diploma, preso nel periodo del Covid, mi ero iscritto a Scienze della Comunicazione, ma non era la mia strada. Mia madre ci teneva che facessi qualcosa di stabile, dunque quando ho dato la rinuncia agli studi non mi ha parlato per un mese.
Ho iniziato a lavorare in un call center per mettere da parte qualche soldo, mi sono fatto un book, un video di presentazione, ho bussato a tutte le agenzie. Poi la Take Off mi ha risposto e da lì è partito tutto: La vita bugiarda degli adulti prima, Un Posto al Sole poi. A quel punto i miei si sono tranquillizzati. Ora mi supportano tantissimo.
Hai dei riferimenti artistici ben precisi ai quali ti ispiri?
Il mio attore preferito è Elio Germano. Per me è un artista a 360 gradi: non so se sia il più bravo in assoluto, ma è quello che mi emoziona di più. Tra i registi, mi piacerebbe lavorare con Sorrentino, Garrone o Gabriele Mainetti, che ha portato in Italia il genere dei supereroi con film come Lo chiamavano Jeeg Robot o La città proibita. Da tutti si può imparare qualcosa.
Insomma, sei giovanissimo ma già tanto determinato…
Sì, penso che alla mia età non ci si debba mai fermare. Un Posto al Sole per me è una grande opportunità, ma è anche un trampolino. Voglio continuare a studiare, a fare teatro, a scrivere, a mettermi in gioco. Il nostro mestiere è precario, lo sappiamo, quindi bisogna crearsi da soli le occasioni. L’importante è non smettere mai di muoversi.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione Seguici su Instagram.