Un Posto al Sole, Luca Turco a Tv Soap: “Non sappiamo ancora quando torneremo a girare”

Luca Turco / Un posto al sole
Luca Turco / Un posto al sole

A Un Posto al Sole è l’amatissimo Niko Poggi, il figlio adottivo di Renato (Marzio Honorato) e Giulia (Marina Tagliaferri). Stiamo parlano del giovane attore Luca Turco, nel cast della soap fin da quando aveva nove anni.

Noi di TvSoap lo abbiamo contattato per fargli qualche domanda, ecco cosa ci ha detto.

Un posto al sole: Tv Soap intervista LUCA TURCO (Niko Poggi)

Ciao Luca, benvenuto su TvSoap. Sei entrato nel cast di Un Posto al Sole quando avevi soltanto nove anni. Hai qualche ricordo dei primi giorni di set?

È stato bello per me iniziare a lavorare, anche se era come andare a giocare. Inizialmente, essendo minorenne, potevo lavorare molto meno rispetto ad ora. Le mie giornate erano limitate e spesso lavoravo in esterni, piuttosto che negli interni. Per me, che ero soltanto un bambino, girare negli esterni di Palazzo Palladini o di Villa Lauro era molto divertente. Potevo giocare e correre negli spazi aperti nei tempi morti. Ho sempre trovato piacevole e stimolante andare sul set, perché era un po’ come se fosse l’hobby di qualunque ragazzino. Alcuni giocavano a calcio o a pallacanestro, io invece andavo a girare.

Quando hai iniziato avevi già in te la piccola voglia di fare l’attore, anche se eri piccolissimo, o ti sei appassionato dopo alla recitazione?

A nove anni è davvero difficile avere un desiderio specifico. A quell’età uno può voler fare anche il netturbino o l’astronauta. Immagino comunque che qualunque bambino possa sognare di fare l’attore, il ballerino o il cantante. Sicuramente diventare attore era uno dei miei tanti sogni, così come fare il calciatore. Diciamo che cambiavo un mestiere al giorno, ecco. Credo che qualsiasi bambino voglia provare a fare qualcosa del genere.

Veniamo alle storie in cui Niko, il tuo personaggio, è stato coinvolto. C’è qualche storyline che ricordi con particolare affetto?

Le storie di Upas sono sempre molto attuali e quindi mi appassionano tutte in egual modo, fondamentalmente. Ci sono quelle in cui mi diverto di più, ma non è soltanto questione della storia che mi appassiona di più: magari mi diverte maggiormente interpretare un tipo di genere piuttosto che un altro. La passione ce la metto in qualunque trama mi viene proposta.

Niko, ad esempio, è diventato papà da giovanissimo. È stato difficile per te come attore calarti in questi panni?

Non mi ricordo onestamente se sia stato difficile; però senz’altro questa svolta è stata divertente e mi è piaciuta sin da subito. Sicuramente ho avuto delle difficoltà, perché comunque dovevo avere un tipo di approccio diverso. Era una cosa che non avevo mai vissuto personalmente e dunque non potevo scavare nei miei bagagli dei ricordi. Tutte le scene con i bambini, ad ogni modo, mi piacciono un sacco, perché mi diverto con loro.

C’è qualche aspetto in cui Niko ti somiglia?

Dopo vent’anni i personaggi tendono a somigliare anche all’interprete, è ovvio che sia così: ci mettiamo del nostro e il personaggio pian piano, anche in base al lavoro fatto dagli autori, si modella sull’attore. Questo capita soprattutto con chi sta nel cast da un po’, mentre non si può utilizzare questo approccio su un volto nuovo. Diciamo che è normale modellare il personaggio sulle caratteristiche che un determinato attore ha. Ovviamente Niko e Luca non sono la stessa persona, anche se questo non è recepito da tutti, ma in qualcosa ci somigliamo per forza. Anche soltanto nel modo in cui si esprime una cosa ci si mette del personale.

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C’è qualche tuo collega a cui ti senti più legato? 

Ho provato ad apprendere un po’ da tutti. Ho lavorato in assoluto di più con Marzio Honorato e Marina Tagliaferri, gli interpreti dei miei genitori. Ho seguito i loro consigli. Non sono stati soltanto loro ad influenzarmi, però. Anche seguire un film con un attore che mi piaceva ha influenzato il modo di vedere la mia formazione da professionista. Tra i colleghi con cui ho legato, ovviamente, c’è anche la mia fidanzata Giorgia Gianetiempo, l’interprete di Rossella.

Un Posto al Sole affronta da sempre delle tematiche molto importanti. Pensi sia giusto lanciare determinati messaggi al pubblico che vi segue?

Assolutamente sì, riusciamo a trasmettere anche dei valori importanti attraverso le tematiche sociali. Se possiamo dare dei buoni esempi, ben venga. Per certi versi, Upas è un programma molto educativo e infatti abbiamo affrontato anche temi molto scomodi spaziando da tanti punti di vista, non solo sociali ma anche personali. Abbiamo parlato dell’omosessualità, della camorra, dei problemi che vivono le persone nel quotidiano.

Non siamo un prodotto che mostra soltanto le cose belle; anzi cerchiamo di portare un messaggio che sia positivo o negativo, in base anche all’interpretazione che in quel momento ha il telespettatore che ci segue. Tentiamo di dare un’immagine quanto più reale possibile della società. Questo è uno dei punti di forza della soap. C’è un grande lavoro dietro per attualizzare le storie che raccontiamo.

Prima dello stop forzato per via del Coronavirus avevi qualche progetto extra soap in ballo?

Ero senz’altro concentrato sulla soap, ma c’era qualcosina che potevo fare. Spero si possa riprendere. Non voglio sbilanciarmi di più perché non so se i progetti sospesi prima di questa brutta storia potranno essere ripresi oppure no. Non sappiamo nemmeno quando ritorneremo a lavorare, è difficile pensare a dei progetti futuri o se quelli programmati siano ancora validi. Stesso discorso per Un Posto al Sole: non sappiamo ancora quando torneremo a girare.

Sei preoccupato per il futuro della soap o del tuo lavoro in generale? Non è sicuramente facile prendere tutti gli accorgimenti necessari su un set…

Sono preoccupato relativamente. Mi preoccupa in generale la situazione. Non ho tanta paura degli accorgimenti su un set, perché saranno senz’altro migliori di quelli che si prendono, ad esempio, quando andiamo a fare la spesa. Avremo dei dispositivi e delle norme che seguiremo; siamo anche pagati per farlo. Il set sarà sicuramente un ambiente più sicuro rispetto a quelli in cui andiamo nella nostra quotidianità. Già prima dello stop sul set indossavamo le mascherine e i guanti e seguivamo alcune norme di sicurezza, anche se il governo non ci aveva ancora dato delle indicazioni precise.

In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione

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