Doc nelle tue mani, Elisa Di Eusanio a Tv Soap: “Ora la mia Teresa ha un mondo da raccontare!”

Elisa Di Eusanio / Credits by Erika Kuenka
Elisa Di Eusanio / Credits by Erika Kuenka

Le interviste di TvSoap.it: ELISA DI EUSANIO (Teresa Maraldi in Doc)

Elisa Di Eusanio, attrice carismatica e di talento, è tra i protagonisti di Doc nelle tue mani, serie campione di ascolti prodotta da Lux Vide, in onda in prima serata al giovedì sera su Rai 1. Il suo personaggio, Teresa Maraldi, è stato uno dei ruoli più amati e apprezzati dal pubblico durante la prima messa in onda di Doc. Proprio per questo, nella seconda stagione, la produzione e il gruppo editoriale hanno deciso di approfondire la vita della caposala, restituendo al pubblico un personaggio a tutto tondo, più complesso e sfaccettato.

Benvenuta su Tv Soap, Elisa. Partiamo proprio da Doc – nelle tue mani. Come ha scoperto che il suo spazio narrativo nella seconda stagione si sarebbe ampliato? E cosa ha pensato?

Ho avuto un incontro con gli editori prima di iniziare le riprese e mi hanno raccontato l’evoluzione del mio personaggio. Ho trovato il tutto molto stimolante e mi sono sentita parecchio gratificata perché finalmente la mia Teresa aveva un mondo da raccontare.

La love story “segreta” con lo psichiatra Enrico, interpretato da Giovanni Scifoni, ha scatenato l’entusiasmo dei fan. Se l’aspettava? Qual è la parte che preferiva di Teresa nella prima stagione e quale la parte che ha preferito di questo approfondimento del personaggio?

Io mi aspettavo un gradimento ma non così prepotente. Teresa ed Enrico sono la linea “di mezzo” che coinvolge persone più adulte rispetto alle linee giovanili e credo che in molti si possano identificare con i loro personaggi. Certo, il gradimento è alto e questo indubbiamente fa piacere. Della prima stagione ho amato la finestra che si aprì nel rapporto tra Teresa e sua figlia, quando mi furono consegnati i primi spunti di indagine del personaggio, mentre di questa seconda adoro la zona vulnerabile, fragile, che la rende estremamente umana e imprevedibile.

Doc nelle tue mani ha incontrato il Covid una prima volta durante le riprese della prima stagione, nella realtà. E una seconda volta narrativamente, al momento di girare la seconda stagione. Qual è stato il suo rapporto con questa cosa? Le è piaciuta questa irruzione della realtà nella finzione?

Doc è un medical contemporaneo e non potevamo esimerci dal trattare il tema del Covid. Ho apprezzato molto la scelta narrativa degli autori mai banale e decisamente coinvolgente, con uno sguardo costantemente in apertura verso il futuro.

Il momento “Jerusalema”, che ha mandato in tilt i social e non solo, era previsto dalla sceneggiatura o è nato sul set? Come vi siete preparati alla coreografia? Ci sono stati altri momenti di leggerezza che ricorda con piacere? O scene complicate che le hanno dato particolare soddisfazione?

Jerusalema è stato un momento bellissimo e molto divertente da condividere. Soprattutto pensare di rendere un omaggio autentico agli operatori sanitari ci ha coinvolti nel profondo. Di momenti di leggerezza ne abbiamo condivisi davvero tanti perché il nostro è stato un set piuttosto spensierato, per fortuna, mentre devo ammettere che girare la zona Covid e la morte di Lorenzo è stata tosta.

Passiamo a “Fedeltà”, la serie ora disponibile su Netflix e tratta dal libro di Marco Missiroli. Qui è Eva. Che tipo di personaggio è e come si è preparata per interpretarlo?

Eva è completamente diversa da Teresa e mi sono divertita tantissimo a colorarla. Mi sono buttata nel milanese e in questa donna in carriera elegante sui tacchi alti. Un universo completamente distante dal mio e trasformarmi mi piace moltissimo. Ho lavorato di istinto e mi sono buttata.

Le serie italiane originali di Netflix sono ancora relativamente poche rispetto a quelle Rai / Mediaset. Com’è stato far parte di un cast “Netflix”? Ci sono particolarità specifiche o è una produzione come tutte le altre? A livello di impatto e di notorietà, pensa che la faccia conoscere a un target diverso o per strada la guardano sempre come la mitica “caposala di Doc”?

Il mondo di Netflix ha le sue regole molto precise e i suoi protocolli. Certamente è seguita soprattutto dai giovani e da un target che più difficilmente segue le fiction Rai; quindi credo mi abbia aiutata ad ampliare il pubblico, anche se il pubblico di Doc rispetto a tante altre serie Rai è certamente più trasversale.

Ricordando i tanti ruoli che ha interpretato nella serialità Italiana, salta all’occhio che ha preso parte a ben tre medical: La scelta di Laura, con Giulia Michelini, La dottoressa Giò con Barbara D’Urso e ora Doc. Sarà un destino? A lei come spettatrice piacciono le serie medical? Che differenze ha trovato tra i tre mondi raccontati?

Non saprei, le partecipazioni precedenti erano piuttosto contenute e appartenevano a un’altra epoca, è come se le avesse girate un’altra Elisa.

Anche al cinema, la sua carriera vede numerosi ruoli con tanti registi importanti. Qual è stato quello che le ha dato più soddisfazione?

Probabilmente Good as you, di Mariano Lamberti. Ho interpretato una giovane ragazza omosessuale molto mascolina e anche in quel caso la trasformazione è stata totale. Per quel film ebbi una Nomination ai Nastri D’argento, è un personaggio che ricordo con molto affetto.

Facendo un passo ancora indietro, quando ha capito che voleva intraprendere la strada della recitazione e quali sono state le tappe che ricorda con più piacere? La prima scuola, il primo set, il primo palco…

Sono nata in un utero artistico e ho frequentato questo mondo da piccola. L’imprinting è stato tale che non avrei potuto scegliere altra strada. Ricordo il provino in Accademia, il premio Salvo Randone e la mia prima tournée con Carlo Giuffrè. Momenti molto importanti per me.

Tra i tanti titoli che ha portato a teatro spicca “Tragic acid studio su Cassandra, Medea e Clitemnestra”, uno studio moderno su tre donne dell’antichità, che la vedeva anche come autrice. Come nasceva lo spettacolo e che ricordo ne ha? Se dovesse convincere un ragazzo di oggi (magari appassionato di Doc) ad andare a teatro a vedere uno spettacolo sulla mitologia greca, che parole userebbe?

La Tragedia Greca è l’origine di un linguaggio indissolubile. È l’attraversamento più completo dei grandi conflitti umani. Andate a conoscerla, perché scoprirete un linguaggio tutt’altro che noioso e molto più vicino a voi di altri spettacoli apparentemente più contemporanei. Ovviamente dipende sempre però da chi la affronta e la restituisce. Con Tragic Acid mi prendo il piccolo merito di aver appassionato tanti giovani e di essermi io stessa sorpresa della potenza narrativa ed evocativa di alcuni grandi temi in questo caso legati alla Donna, al Femminismo, alla Maternità e alla Vendetta.

Per concludere, uno sguardo ai progetti futuri: sarà presente in Doc 3? E ci può anticipare qualcosa sulla nuova serie “Bang Bang Baby”, che sarà presto disponibile su Amazon Prime? Qual è il suo ruolo e come si è preparata a questa nuova avventura?

Confido e spero nella ripresa di una terza stagione di Doc. In Bang bang baby ho fatto una partecipazione, felice di averla fatta perché credo sarà un bel progetto!