Una Vita, Francesco Bomenuto a Tv Soap: “Roger cercherà di risolvere un mistero collegato alla famiglia Olmedo”

Roger / Una vita
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Una Vita: intervista a Francesco Bomenuto (Roger)

È l’alleato segreto della “cameriera” Daniela Stabile (Carla Campra) nelle attuali puntate di Una Vita. Parliamo dell’attore italiano Francesco Bomenuto, diventato guest star nella celebre soap iberica in onda su Canale 5. Un personaggio, quello di Roger, che gli ha permesso di lavorare maggiormente in Spagna, proprio come ci ha raccontato in questa intervista.

Ciao Francesco, benvenuto su Tv Soap. In Una Vita hai interpretato il personaggio di Roger. Come sei arrivato a far parte del cast?

È stata un’esperienza bellissima. Sono arrivato in Spagna, per la prima volta, due anni e mezzo fa perché volevo iniziare a lavorare qui. Ho avuto così la fortuna di fare il provino per Una Vita con Eva Leira e Yolanda Serrano, che sono le casting director anche de La casa di carta. Si trattava di gennaio 2020, poco prima dell’inizio della pandemia. A giugno dello stesso anno sono tornato in Italia ma, intorno al 15 agosto, mi è arrivata una chiamata del mio agente per confermarmi che ero stato preso nel cast di Acacias 38, motivo per il quale dovevo tornare a Madrid. Confesso che mi ero quasi dimenticato, in quel periodo, di avere sostenuto il provino ed è stato una bella sorpresa, inaspettata tra l’altro.

E di Roger che cosa ti piace?

Roger è un personaggio enigmatico. Cercherà di risolvere un mistero, un qualcosa che è accaduto nella famiglia Olmedo, composta da Roberto (Miguel Larranaga), Sabina (Ana Goya) e il giovane Miguel (Pablo Carro). È un uomo molto misterioso, che cercherà di non farsi scoprire perché deve tenere il segreto. E così sarà.

Non è la prima volta che ti confronti con il mondo delle soap, visto che sei stato nel cast della terza stagione de Il Paradiso delle Signore.

Esattamente. Anche quella è un’altra soap che funziona. È girata molto bene e la trama funziona. Ci sono degli attori bravissimi. Ho lavorato con molto piacere in quel progetto.

Ci sono delle difficoltà maggiori nel girare un prodotto quotidiano rispetto magari ad una fiction o a un film per il cinema?

Sì, è senz’altro tutto molto più veloce e rapido. Non ti nascondo, infatti, che il primo giorno di set di Una Vita avevo un po’ di ansia. Si trattava del mio primo progetto spagnolo; ci tenevo tantissimo a lavorare bene, a portare a casa un ottimo lavoro. Sicuramente, rispetto a quanto faccio in Italia, avevo delle responsabilità maggiori, che pesavano di più. Per fortuna, ho trovato degli addetti ai lavori stupendi che mi hanno fatto sentire subito a casa. E tale discorso comprende anche i miei colleghi attori, così come il regista. Sono stato accolto come una famiglia.

Immagino ti sia trovato bene anche con i colleghi con i quali hai interagito maggiormente sul set, no?

Assolutamente. Con Carla Campra, che interpreta Daniela Stabile, mi sono trovato benissimo. Così come con i membri del clan Olmedo.

Daniela è italiana, così come Roger. Si vedranno dunque anche dei dialoghi nella nostra lingua tra di loro, pur essendo la soap spagnola?

Sì, diremo qualcosina in italiano, perché lei è nata a Sorrento e c’è dunque qualcosa che la riporta al nostro Paese. Per me è stato senz’altro facile parlare in italiano, a differenza di Carla, che è comunque spagnola. Ci siamo dunque aiutati a vicenda, dandoci reciprocamente nozioni sulla lingua.

Da che cosa nasce la tua passione per la Spagna?

Per quanto riguarda il mio percorso formativo, posso dirti che ho vissuto a Roma per tre anni. Avevo circa 22 anni e feci l’Accademia Chubbuck. E già da allora avevo la passione per la Spagna. Comunque sia, dopo l’esperienza a Londra, sono tornato a Roma e ho cominciato a lavorare. Quando ho terminato sul set di Solo 2, la serie con Marco Bocci, ho dunque pensato a che cosa potessi fare. In quel periodo, ricordo che iniziavano a muoversi le prime produzioni di Netflix Spagna ed ero incuriosito. Visto che avevo terminato il lavoro in Italia, ho dunque deciso di andare a Madrid, dove mi sono recato dopo solo tre giorni con l’idea di restare lì per almeno un mese. Non fu facilissimo, visto che non conoscevo nessuno e non parlavo lo spagnolo. Sono stato però fortunato perché ho incontrato delle bellissime persone che mi hanno indirizzato. Ho trovato un’agenzia che ha creduto in me e ho sostenuto vari provini. Ed è da lì che tutto è cominciato.

E l’amore per la recitazione, invece, quando è arrivato?

È sempre stato dentro di me. Ero piccolissimo. Adoravo guardare i film di Totò, di Alberto Sordi. Compravo le videocassette che usciva puntualmente in edicola insieme alle riviste. Cercavo di imparare e memorizzare le scene per poi ripeterle di sera di fronte ai miei genitori e mia sorella. Tuttavia, stavo in Calabria e non era molto facile perché non c’erano delle scuole adatte. Mi limitavo quindi alle recite a scuola o in chiesa. In seguito alla maturità scientifica, mi sono spostato perché avevo deciso di fare l’attore ed ho cominciato a studiare. A Roma, infatti, ho frequentato il Duse e il Teatro Azione. Mi sono poi spostato a Londra, come ti ho detto, e ho fatto diverse seminare”.

Il tuo è sicuramente un lavoro in cui bisogna mantenersi allenati e aggiornarsi costantemente…

Beh sì, come c’è la palestra per tenere allenato il fisico, c’è anche quella per restare allenati nella recitazione.

Che cosa ti piace di più di questo mestiere?

Mi piace il fatto che posso distaccarmi dalla vita reale per interpretare qualcun altro, ossia provare delle emozioni e sensazioni che io, Francesco, non proverei mai. Inoltre, per fare l’attore bisogna essere un po’ folli. Ed effettivamente, se ci pensi, non potrei mai vivere ciò che farà Roger, anche perché vivo in un’epoca completamente differente rispetto alla sua.

Hai preso parte a diversi film e fiction. Quali ti sono rimasti maggiormente nel cuore?

Il lavoro che mi ha dato tanto è uno internazionale: il film Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott. È stato veramente qualcosa di forte, perché mi sono trovato al fianco di colossi del cinema come Kevin Spacey e Michelle Williams. È stata un’esperienza enorme e ciò che mi ha colpito di più è stata la semplicità degli attori e del regista stesso. E questo non capita sempre, neanche in Italia. Tra l’altro, avevo un po’ di timore reverenziale ad interagire con Spacey, che è un attore che stimo tantissimo e che ha una grandezza unica. Ricordo anche il saluto del regista: mentre io ero impaurito, lui mi diede un colpo sulle spalle e mi chiese come stavo. E da lì è andato tutto bene.

L’abbiamo già citato, il tuo ruolo a Il Paradiso delle Signore…

Sì, il mio personaggio era collegato alla famiglia Amato. Era un ragazzo sicuramente diverso da Roger; aveva dei tratti criminali ed interagivo con Giuseppe (Nicola Rignanese). Interpretavo un giovane che ha aiutato l’Amato a riallacciare i rapporti con i figli e che poi è dovuto fuggire nuovamente in Germania.

Hai qualche sogno professionale nel cassetto? Un attore o un regista con cui vorresti lavorare?

Se penso al lato internazionale, mi piacerebbe tantissimo lavorare con una regista donna. Potrei dirti Angelina Jolie. Inoltre, vorrei prendere parte a un bel progetto spagnolo. Amo la Spagna, l’energia e la carica che mi dà. Qui sto veramente bene. Posso dirti che, attualmente, si stanno muovendo delle cose anche in Italia. Ho quindi tra i miei obiettivi quello di creare un ponte tra Roma e Madrid. Ti svelo poi un’altra cosa: sono di Cirò Marina, un paese della Calabria in provincia di Crotone. Lì gestisco con la mia famiglia uno stabilimento balneare, ragione per cui nel periodo estivo cerco di stare a casa con la mia famiglia, la mia terra.

Con la collaborazione di Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione